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Crítica de Renata Ghiazza

Crítica de Renata Ghiazza

Crítica de Renata Ghiazza

                                                                   Ecclosion de la forma VI

 

 

Si è conclusa recentemente  alla casa museo la Barbera  di  La  Vila  Joiosa  nell’alicantino,  “Ecclosion  della forma VI” , un esposizione di opere bidimensionali e tridimensionali, di grande impatto visivo , realizzate  dell’artista  Frutos   Maria che dalla nativa  Burgos  ha portato con  se in Alicante, come tratto caratteristico del suo” modus  operandi”,  una  forte  espressivita’ ,    già  apprezzate  dal pubblico  in varie altre occasioni espositive. Con riferimento alle opere esposte  alla casa-museo La Barbera, ho preferito ricorrere alle definizioni “bidimensionali“ e “tridimensionali”, escludendo le tradizionali diversificazioni in quadri e sculture, perché le due diverse tipologie espressive in  Frutos , hanno un segno comune nella concretezza     della materia  della quale sono fatte , nonostante  la evidente  diversità   della loro  esecuzione  e dei  tempi diversi  che occupano  nella carriera artistica di Frutos. Infatti l’artista esordisce come scultore e solo successivamente, negli ultimi anni, scopre la bidimensionalità, che con felici esiti affianca alla ricerca  plastica. Per entrambi gli elaborati vi è infatti sotteso il medesimo compiacimento di esibire la realtà    materica, ottenuta attraverso la tridimensionalità:  con  forza e lucida visione  d’insieme, dovendo trattare   materiali duri come il ferro, l’acciaio, complessi come il legno o completamente da inventare come il cemento.  Diversa  la realtà  materica esibita  dalle opere bidimensionali, le quali non richiedono a Frutos  grandi sforzi , se non una  grande  fantasia  e sensibilità,  unite a   un attento discernimento  dei materiali da selezionare:  come sabbia, resina , pigmento naturale,  scelti  sulla base  soprattutto  dell’effetto cromatico finale. A proposito  di questo miracolo  rappresentato  dal la creazione artistica,  ricorre un aneddoto  sul  grande artista del Futurismo  italiano, accostato a Balla e Boccioni che è Fortunato Depero, il quale  reagendo  alle   lamentele della moglie, riguardo al fatto che nella loro vita di copia mancassero i figli,  se ne uscì proclamando:  “ i nostri  figli, sono  le mie opere…” Cosi  procedendo nella similitudine, se prendessimo a riferimento proprio  Frutos e le sue creazioni , accadrebbe che le sue opere  tridimensionali sarebbero  figli violenti e ribelli, quelle  bidimensionali:  figli  fantasiosi e sfuggenti. Quanta  fermezza e pazienza  per educare  i primi! Quanta sensibilità e fantasia  per i secondi! Proprio riguardo a queste  due produzioni, si è intrattenuto, molto sottilmente, nel testo introduttivo alla mostra di La  Vila  Joiosa, Pasqual Patuel,  docente  all’Università  di Valencia,  allorchè coglie il nesso tra i due diversi momenti creativi e traccia una  dettagliata descrizione  dei due differenti  processi che descrive  nel  loro  evolvere  in fasi  successive, in un  distinto  trattamento  della materia. Processi  solo  in apparenza  distanti, come gli appellativi: “quadro” e “scultura” vorrebbero lasciar intendere. Allo Espacio de Arte Contemporanea la Barbera, antico possedimento della facoltosa famiglia Aragonès che la municipalità di La Vila Joiosa ha recentemente ristrutturato e dedicato all’arte contemporanea, si possono  ammirare  una trentina di pezzi dell’artista . Fra  le opere  bidimensionali  spicca  la recentissima “Poblados” una tecnica mista di resina e pigmento su tavola del 2015, come  pure l’altra opera meno recente  del 2012, ma per questo non meno interessante  che  è  ” Paesaggio lunare”, anch’essa tecnica mista di sabbia ,resina e pigmento naturale, con una superficie  entrambe di gran lunga  superiore al metro quadrato  e connotate  dall’accentuato  rilievo materico:  come   tutte le altre opere a due dimensioni, in mostra.

 Fra queste  come  non ricordare : “Paesaje   marino” o “Quadro verde” sempre di sabbia,resina e pigmento naturale, ma anche opere emblematiche come” Analisis gemetrico” del lontano 1987 e “Composizione geometrica del 2013, realizzate ambedue, con materiali  propri della scultura: ferro per la prima e acciaio per la seconda  che della  stessa  condividono anche le dimensioni più ridotte.

 “Ecclosion de la forma VI” titolo della mostra, insiste su quella che costituisce la peculiarita’ e la caratteristica inconfutabile del  lavoro  di Frutos :   la ricerca e la sperimentazione .Attitudini  che si sono sviluppate in un percorso a” tappe”, illustrate di volta in volta  attraverso varie esposizioni  di  cui  la mostra a La Vila  Joiosa, costituisce appunto la sesta tappa. Risultato di un impegno costante che dura da quando giovane studente tecnico  a Burgos, scoprì  le potenzialità  del ferro massiccio  e  successivamente le risorse offerte dall’acciaio, poi del legno fino ad arrivare alle opere bidimensionali degli anni maturi. Chi osservasse  il lavoro complessivo  di Frutos , vi individuerebbe una tenace  e  costante  ricerca, che pur mantenendo il suo debito con il neoplasticismo internazionale si arricchisce via via di v sperimentazioni personali,    esemplificate  nel saper  accostare  alla  rigidita’ geometrica  del piano,  l’elemento  curvilineo, desunto  dalle parallele esperienze e prove  bidimensionali, così prossime all’informale europeo con tutto il suo organicismo,la sua gestualità,  i suoi automatismi , in primo luogo, dell’informale spagnolo, storicamente  assai precoce sulle  altre tendenze  europee  e di poco successivo  a quello francese. A questo proposito segnalerei   “Luna” realizzata  in acciaio e ferro del  1987,  dove  l’elemento curvilineo interrompe  e  spezza la piatta continuità della lastra . Egualmente  la linea curva  riguarda   anche   il più recente” Brocal “  ferro patinato  del 2001, come pure   il più tardo  “Bosque  talado”   in ferro è acciaio  del 2011,  che sembra riprendere e modulare con esiti  inaspettati  le suggestioni  di un’altra opera:”Abrazos” del 1999, dove il riferimento a un grande della  storia dell’arte spagnola come Chillida  e’ d’obbligo. Eduardo Chillida ha  rappresentato  per Frutos  un riferimento costante  cui misurarsi in numerose  prove.  Dal momento che si parla di maestri , non va dimenticato  J. Guardiola, l’architetto alicantino ,  artefice  della   modernita’  della sua città, cui  Frutos ha fatto da assistente  per lunghi anni   e dal  quale  ha  appreso , come una  scultura prima di essere tale:  sia prima di tutto   un’architettura: prima  un  idea, poi  un   attenta  e laboriosa costruzione. Con grande consapevolezza ed  umiltà, intervistato  da Martin Sanz, qualche anno fa, Frutos  affermava:” Non  cerco il risultato immediato, mi interessa  il lavoro  ben fatto con coraggio e sentimento”.   

Renata Ghiazza

18 settembre 2015

 

 

 

 

 

 

 

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